Parto con una premessa che non è paracula ma veritiera: sono sinceramente contenta della vittoria di Beppe Sala nella mia città. È stata una vittoria al cardiopalma e posso dire che fino all’ultimo non ero così sicura della vittoria. Poi ieri verso mezzanotte è stato bello andare a Palazzo Marino e poter festeggiare. Il tutto era un po’ surreale comunque perché uscita dalla sede del Comune il resto della città era silenziosissima, di un silenzio di attesa ma anche di stanchezza e un po’ di menefreghismo.
Chi esce sconfitto da questa tornata elettorale è il mio partito, il Partito Democratico. Lo scrivo non da gufa ma da fedele militante. Siamo a un cambio di marea. E non vorrei vedere affogare il centrosinistra nel 2018. Il centrodestra, nonostante in via di estinzione, ha comunque ancora risorse e può dare un’ ultima zampata. Il Movimento cinque stelle non prende voti solo a destra e finché non si riesce a capire questo non riusciremo mai a sconfiggerlo per davvero.
Renzi ha fatto moltissimi errori. Quello che dovrebbe fare ora è ricompattare il Partito e pensare alle elezioni del 2018, cambiando per davvero quell’aborto orribile di legge elettorale che è l’Italicum. Sistema elettorale che ci porterà, a mio parere, al disastro. L’aver voluto partire con la campagna referendaria a maggio è stato deleterio e senza senso. Un distacco totale dal così chiamato Paese Reale. Renzi doveva scendere in campo, anche se sentiva odore di sconfitta. Invece di voler usare il lanciafiamme contro parte del partito, doveva tirare fuori il Renzi del 2014. Ma il nostro segretario è stanco e sempre più arroccato, stupidamente, sulle sue posizioni ed è circondato da gente non all’altezza della situazione. Sia ben chiaro al solo pensiero che un Roberto Speranza diventi segretario del PD non mi sento molto bene, più che altro perché non ne ha assolutamente le doti. Però così non si può avanti. Scelte sbagliate e no sense alle primarie, impostazione di tutte le campagne elettorali sbagliate. Io trovo il day after un disastro su cui una riflessione è necessaria. Riflessione che non vuole dire “resa dei conti” bensì, come ho già scritto, rivedere e ricompattare il partito.
Mentre per Roma era per me ovvio la sconfitta di Giachetti (il quale ha fatto un ottimo lavoro con quello che poteva e mi spiace umanamente per lui), le sconfitte a Torino e Trieste sono preoccupanti. Sia Fassino che Cosolini avevano governato bene la città. A Trieste poi torna Dipiazza che fu un sindaco deleterio e negativo per la città del Venezia Giulia. Torino. Credo che l’aver governato per tanti decenni, anche con grandi sindaci, abbia reso miope il centro sinistra torinese su certe valutazioni del proprio elettorato e della cittadinanza in generale; la chiusura mentale poi ha reso ancora più miope la dirigenza. Saranno cinque anni di opposizione ma che possono essere un’occasione per far nascere un nuovo e più forte centro sinistra.
Si è perso a Novara, Pordenone, Brindisi, Savona. Si è vinto a Ravenna, Caserta, per fortuna Bologna e soprattutto a Varese (e questo dato potrebbe essere una spinta per le regionali in Lombardia). Ma queste vittorie e sconfitte elettorali ora devono essere spunti per questa riflessione per me assolutamente necessaria.
Milano. Sono state delle primarie orribili che hanno portato tutti sfiancati alla vera campagna elettorale. Le polemiche interne ci sono state fino al primo turno. Parisi e la sua squadra hanno fatto un lavoro magistrale e la loro fama di vittoria era più forte della nostra. Ci sono stati molti errori durante la campagna, scriverlo non vuol dire che è puntare un dito/criticare, ma è necessario che finalmente qui a Milano ci sia un confronto e un attimo di umiltà. La città non è divisa in due perché ha votato solo il 51,8% dei milanesi, diciamo che un quarto dei cittadini aventi diritti contrappone la sua visione ad un altro quarto. Sala in alcuni seggi dove aveva vinto al primo turno ha ieri perso. Perché? Come possiamo recuperare 1) i voti persi 2) quel 50% di gente che non va a votare (tenendo ovviamente conto che non tutti voterebbero noi del centro sinistra)? È evidente che in questo cambio di marea politica dobbiamo con molta umiltà e senza personalismi lavorare sul territorio in maniera più efficace e diversa. Se verranno proposte, magari cambiamenti, non dovranno essere prese come critiche isteriche (poi vedendo certi personaggi gli isterici ci saranno, eccome, ma basta ignorarli).
C’è molto da fare. C’è davvero molto lavoro. Aprire gli occhi sul Paese Reale, su quello che sta avvenendo seriamente. Lo scollamento con la cittadinanza deve diminuire. Bisogna essere costantemente presente sul territorio. Aumentare i tesserati e coloro che partecipano al partito perché siamo troppo pochi ovunque. Dobbiamo mettere da parte i personalismi perché non siamo un club privato dove la gente lavora solo con gli amici. Dobbiamo recuperare i giovani e non solo attraverso la giovanile (per me sempre e sempre di più un ghetto autoreferenziale) e non solo attraverso eventi in posti fighi con doppi fini per poi quando i gggiovani non servono più dimenticarsi di loro, dobbiamo far cadere tabù su alcuni temi, dobbiamo davvero connetterci al mondo della cultura, dobbiamo tornare ad alcuni principi del socialismo, specie su temi economici.
Dobbiamo fare molto e non chiuderci dentro una stanza dicendo “ho ragione io, Zitti gli altri”. Noi del centro sinistra siamo ancora i migliori e quelli pronti a traghettare il Paese nel futuro, non possiamo autodistruggerci per egoismi e stupidità. “Giugno viene prima di ottobre” sembrava una banalità era l’unica affermazione lucida fra molte.